Il progetto opera una rilettura di alcuni degli elementi che più caratterizzano il contesto del Lagazuoi. La fotografa ha infatti esplorato tunnel, trincee e altre rimanenze risalenti alla Grande Guerra, assumendole a motivo ispiratore di rielaborazione visiva non solo carica di un portato censo e suggestivo, ma anche in grado di porre tali soggetti in un inedito dialogo con la contemporaneità. A partire dalla bellezza abbacinante del panorama dolomitico, Armas ha percorso la storia della montagna entrando in contatto diretto con le tracce materiali e memoriali di una delle più immani tragedie del XX secolo. Se, come spiega la fotografa. "Il Lagazuoi é una montagna divisa: teatro di guerra e scenario di pura bellezza, luogo di memoria e meta turistica", il progetto ha in primo luogo lo scopo di "narrare questa dualità, invitando a osservare la montagna da più punti di vista, che dal qui e ora, si rivolgono a passato". La memora inscritta fisicamente e culturalmente nel paesaggio, lungi dal rimanere lettera morta, é stata ricondotta da Armas a una duplice valenza rispetto al presente. In primo luogo e in relazione alle inquietanti contingenze della contemporaneità, pare risonare tanto la massima che vuole la storia “maestra di vita”, quanto l'invito a non ripercorrerne gli errori. Di qui, in particolare in merito al segmento più personale del ciclo, scatti sdoppiati e invertiti danno luogo a visioni lievi e poetiche, che calano a narrazione nell'oggi con un messaggio di speranza per un avvenire che si dispiega oniricamente nell'infinito del cielo.