Il progetto affronta il tema del patriarcato e della figura femminile nella società sarda, esplorando un contesto culturale straordinariamente complesso e stratificato. La Sardegna, con la sua storia millenaria che affonda le radici nell’età prenuragica, rappresenta un unicum nel panorama mediterraneo. In questo intreccio di culture, la figura della donna assume un ruolo centrale, spesso oscillante tra il potere arcaico e la subordinazione imposta dalle strutture patriarcali delle epoche successive. Attraverso un’indagine che si snoda dal passato fino ai giorni nostri, il progetto analizza le funzioni sociali, economiche e simboliche della donna in Sardegna. Particolare attenzione è rivolta al rapporto con la tradizione artigiana, e in special modo con l’arte orafa della filigrana: una pratica carica di simbolismi legati alla natura, leggende, riti propiziatori e alla cultura materiale. I gioielli tradizionali, veri custodi di un immaginario femminile ricco e stratificato, sono al centro di una riflessione visiva che prende forma in una serie di autoritratti fotografici immersi nella natura o in ambienti evocativi in cui la figura femminile diventa parte del contesto naturale. L’opera si estende oltre la superficie fotografica dove l’intervento sulla foto, attraverso il ricamo in filo dorato, esalta la forma del corpo femminile celebrandone la sacralità: un richiamo diretto alle antiche rappresentazioni delle Dee Madri. Un segno ricorrente è quello del seno, simbolo di fertilità e di forza generatrice, presente in numerosi gioielli come il bottone sardo. I ricami si intrecciano con elementi naturali che appartengono all’ arte orafa in forma di simbolo. L’elemento fotografico si stacca dall’opera lasciando solo il segno di esso attraverso i fili dorati ricamati sul retro del broccato, un tessuto tradizionale utilizzato per decorare le “traccas”, i carri cerimoniali impiegati nei rituali religiosi e propiziatori, legati soprattutto al ciclo agricolo e pastorale. A dare ulteriore profondità al progetto è il dialogo con la memoria familiare. Grazie alle fotografie d’archivio e ai racconti dei miei genitori, entrambi provenienti da contesti rurali, in cui il femminile si confronta costantemente con lo sguardo e la narrazione maschile. Le cinque tele ricamate vengono così associate per affinità simbolica a cinque fotografie familiari storiche, tutte scattate e raffiguranti uomini, creando un forte contrasto con la simbologia dei ricami. Ne emerge una coesistenza di realtà parallele: da un lato, la forza simbolica e generatrice della donna, dall’altro, la visione maschile nella memoria visiva della Sardegna rurale. Alle foto d’archivio e le tele ricamate, vengono associate le fotografie scattate dalla sottoscritta che arricchiscono la narrazione attraverso dei rimandi visivi alle foto e alle tele.